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6 Ago 2008

Richiesta di stop ai prodotti derivati da strage di foche

La LAV chiede il bando totale dei prodotti di foca
24/07/2008
La Commissione UE ha proposto l’adozione di un regolamento che vieta il commercio, l’importazione e il transito nei Paesi UE di prodotti derivati dall’uccisione delle foche. Tale proposta, però, in accordo con l’impegno a
sostenere elevati livelli di benessere animale, secondo quanto dichiarato dal Commissario europeo all’ambiente Stavros Dimas, potrebbe autorizzare il commercio di prodotti ottenuti mediante l’uccisione “incruenta” delle foche, garantita attraverso una certificazione o un’etichetta specifica.
“Riteniamo questo testo un primo passo importante per porre fine al commercio di prodotti di foca, ma siamo preoccupati delle possibili esenzioni, che potrebbero rappresentare una scappatoia – dichiara Roberto
Bennati, vicepresidente LAV – Lavoreremo, quindi, durante tutto l’iter del provvedimento, per arrivare a un bando del commercio di prodotti di foca che non preveda deroghe”.

Numerosi elementi di prova confermano che la caccia alle foche è disumana e crudele e rappresenta la più vasta strage di mammiferi marini ripetutamente praticata ogni anno. La morte inflitta a questi animali, infatti, è la più
violenta e crudele immaginabile: un team di veterinari indipendenti ha documentato che il 42% delle foche esaminate erano state scuoiate vive, e il 40% viene colpito ripetutamente prima di morire. Il “Vet review 2001” afferma, inoltre, che la fucilazione delle foche, giudicata meno cruenta delle bastonate, non potrà mai essere considerata ammissibile per il benessere animale.

“Né si può ritenere affidabile un qualsiasi sistema di etichettatura a garanzia dell’uso di sistemi di uccisione rapidi e sicuri, vista l’impossibilità di monitorare efficacemente i metodi di uccisione utilizzati per la totalità delle 275mila foche uccise nel 2008 solo in Canada, per fare
un esempio, o per le circa 900mila foche uccise ogni anno nel mondo – prosegue Bennati – Per questo riteniamo che l’unico modo per evitare l’importazione di prodotti derivanti da sofferenze sia un bando totale europeo al commercio di prodotti di foca”.

Al Parlamento italiano, invece, la LAV chiede di esaminare al più presto il Disegno di Legge Saia e altri, che ripropone il testo approvato all’unanimità in sede deliberante dalla Commissione Ambiente del Senato nel dicembre scorso: “come per le pellicce di cane e gatto, il cui commercio
l’Italia fu la prima a bandire grazie ad una storica campagna di denuncia della LAV, il Parlamento nazionale non perda l’occasione di diventare il terzo Paese europeo a vietare tale commercio, dopo Belgio e Croazia, con l’auspicio di mettere fine a una strage che solo negli ultimi tre anni ha
ucciso più di 1 milione di foche, mettendo in serio pericolo la
sopravvivenza di questa specie, conclude Bennati.

Il Governo canadese, infatti, ha ridotto la stima della popolazione attuale delle foche in Canada dai 6 milioni di alcuni anni fa ai 5,5 milioni di oggi. Una stima che ha un margine di errore di circa 2 milioni di animali: in Canada, quindi, potrebbero essere presenti solo 3,5 milioni di foche, dal momento che oggi questo paese – dove la caccia alle foche è sistematicamente e brutalmente praticata – non è in grado di monitorare con esattezza la popolazione attuale. Se consideriamo, infine, che negli ultimi quattro anni
le quote di foche per cui è consentita la caccia, hanno sempre superato le quote consigliate dagli scienziati canadesi per salvaguardare la specie, risulta evidente come proibire la caccia alle foche diventi sempre più urgente.

La LAV, insieme a IFAW, Humane Society International (HSI), GAIA, Eurogroup for Animals e con il sostegno di più di altre 50 organizzazioni animaliste aveva manifestato, lo scorso 1° luglio, davanti alla Sede della Commissione Europea (Berlaymont) a sostegno di un bando definitivo al commercio di pelli e altri prodotti derivati di foca.